La Partnership Assicurativa

La vita delle famiglie e di ognuno di noi ha sempre a che fare con l’assicurazione (basti pensare all’auto, alla moto o alla propria casa, alla sanità e alla pensione integrativa). Eppure sappiamo così poco, capiamo ancora meno di quanto stiamo facendo, tanto da scegliere spesso cosa sottoscrivere esclusivamente in base al prezzo. E stipuliamo polizze on line, pensando alla cifra, un fattore importante ma conseguente alle coperture e garanzie.

Insomma l’atteggiamento medio/generale di chi si avvicina a tale stipula è quello di chi sta per acquistare “un prodotto” come un altro. Il più possibile a buon mercato, visto che valutarne l’effettiva qualità presupporrebbe competenze specialistiche non alla portata dell’acquirente medio/generale.

Eppure persiste una dimensione “fiduciaria” che non può essere del tutto espunta dal rapporto mercantile. Su cui vale la pena di insistere per reimpostare la relazione assicurativa secondo criteri meno banalizzanti, recuperando antiche ragioni d’essere. Ragioni gravemente dimenticate, in questa epoca dove si tende a monetizzare qualunque aspetto della civile convivenza; dall’aria che respiriamo ai diritti fondamentali (in primo luogo alla sicurezza).

Infatti secondo autorevoli storici della nostra civiltà europea, il rapporto associativo nasce nelle valli alpestri ancora alla fine dell’Età di Mezzo come “fronte comune contro la minaccia”. Come ebbe a scrivere Michel Albert nel 1991, allora presidente delle Assurances Générales de France, in un saggio che fece discutere: «la forma più antica di assicurazione si sviluppò nelle alte valli delle Alpi, dove gli abitanti dei luoghi organizzarono, al volgere del XVI secolo, le prime società di mutuo soccorso. Da questa tradizione ‘alpina’ discende tutta una serie di organizzazioni di assicurazioni e di previdenza comunitarie: gilde, corporazioni, sindacati di categoria, associazioni mutualistiche. La tradizione ‘alpina’ vuole che ciascun individuo paghi una quota determinata che non ha diretto rapporto con la probabilità di incorrere in prima persona nei pericoli oggetto di assicurazione. In questo modo c’è una sorta di ‘solidarietà’ che si traduce in trasferimento ‘redistributivo’ delle risorse all’interno della comunità. Questa tradizione ha conservato le sue caratteristiche nell’area geografica che l’ha vista nascere: la Svizzera, la Germania… e anche in aree diverse in cui esiste in merito una sensibilità simile: il Giappone, per esempio» (Capitalismo contro capitalismo, il Mulino, Bologna 1993 pag. 97).

Dunque un rapporto che nasceva a quei tempi all’insegna della solidarietà comunitaria, quasi certamente improponibile nei nostri tempi. Ma di cui è possibile recuperare il senso profondo prospettando il rapporto tra assicuratore e assicurato in una logica di partnership. Ossia una sorta di alleanza tra i due soggetti contraenti nella convinzione che la qualità assicurativa sia l’obbiettivo condiviso. Un tema che richiede un approccio comunicativo particolarmente “maturo”. Su cui torneremo a ragionare in quanto primario punto focale di quella che questa rubrica denomina “educazione assicurativa” correttamente intesa.

Saverio Zavaglia

Ceo Overform Assicura