Responsabilità civile, spia del ritardo nazionale

Una recente ricerca ha evidenziato come in Italia la polizza RCA (“responsabilità civile autoveicoli”, che nel nostro ordinamento giuridico attiene alla responsabilità giuridica per i rischi derivanti dagli eventuali danni cagionati a persone o cose, a causa della circolazione di autoveicoli su strada, e per i quali è obbligatorio garantirsi presso una compagnia di assicurazioni autorizzata) abbia un costo superiore del 45% rispetto alle medie europee (491 € contro 278).

Analizzando le ragioni di tale divario, emerge tutta una serie di patologie nazionali che dimostrano quanto l’osservatorio assicurativo sia prezioso per evidenziare (e – auspicabilmente – sciogliere) i nodi della modernizzazione tardiva che tuttora affligge l’intero sistema-Paese.

Infatti l’analisi in questione ci dice che tali maggiori costi, i quali tra l’altro scoraggiano l’accesso generalizzato alla prevenzione, dipendono per il 60% da addebiti inerenti alla gestione del sinistro, per il 24% da aggravi fiscali e – infine – per il restante 16% riguardano voci diverse, quali distribuzione, marketing e spese amministrative).

Per la prima posta si segnala l’incidenza dei contenziosi, a conferma di una sorta di arcaicità culturale che evita il ricorso alle pratiche conciliatorie extragiudiziarie, preferendo l’andata in giudizio; con ben il 45% degli incidenti che diventano cause in tribunale, contro un meno 15% del trend continentale.

La seconda voce segnala gli effetti di “inefficientamento” sull’intero comparto economico derivante dal peso cronicizzato del debito pubblico (il cosiddetto “rosso dello Stato”), che da tempo in Italia ha superato il 130% del prodotto interno lordo (PIL). Il tutto ulteriormente aggravato dal fatto che – secondo il Patto di stabilità, l’accordo-base dell’Unione monetaria europea – il rapporto tra debito e PIL non deve superare il 60%. Principio finalizzato a garantire che le risorse prodotte, sotto forma di entrate fiscali, dall’economia reale – il prodotto interno lordo – siano sufficienti a finanziare la spesa pubblica e a coprire il debito dello Stato nei confronti dei possessori di titoli pubblici. D’altro canto, in Italia questo tetto è saltato da tempo e lo spread sta andando fuori controllo (appunto, quota 130%). Un parametro che ci porta pericolosamente vicini al default. In altre parole, una situazione che, in attesa di risanamento, impone la pressione di sempre nuove tasse.

Se la prima causa riguardava una certa tendenza alla litigiosità insita nella mentalità nazionale e la seconda chiama in causa l’irresponsabilità della nostra politica economica, la terza ragione conferma vocazioni autodistruttive dello spirito italiano sotto un altro profilo: l’imprevidenza; ossia la scarsissima propensione a prevedere e a premurarsi in materia di rischi statisticamente rilevanti. Infatti quel più 16% di costi aggiuntivi deriva in larga misura dal mancato sviluppo del prodotto Kasko, che negli altri Paesi europei riduce il peso di queste voci sul prodotto RCA.

In conclusione (e con un po’ di amarezza), la conferma dell’assunto di questa rubrica: l’educazione assicurativa come scuola di incivilimento.

Saverio Zavaglia

Ceo Overform Assicura