Contrassegno si contrassegno no?

In caso di controllo delle Forze dell’Ordine il conducente deve esibire copia del certificato assicurativo ma può farlo in diversi modi sia in versione cartacea sia in forma digitale. In caso di mancata esibizione la multa supera le 800 euro.

Tutti sanno che per circolare sulle strade pubbliche in regola con l’auto è necessario sottoscrivere la polizza Rc, attivando la copertura assicurativa e non avere sorprese in un normale controllo di routine delle Forze dell’Ordine. La legge è chiara e impone, a chi circola con veicoli a motore sulle strade pubbliche, di sottoscrivere una polizza auto, un contratto in grado di offrire un’adeguata copertura al proprietario e al conducente laddove si parla di responsabilità per eventuali danni causati a terzi.

COSA E’ OBBLIGATORIO ESIBIRE Visto che tempo le assicurazioni non forniscono neanche più il tagliando cartaceo assicurativo (è stato abolito nel 2015) cosa è obbligatorio esibire ad un controllo su strada nel caso in cui si è fermati? Solitamente le Forze dell’Ordine sono in grado di collegarsi telematicamente alla banca dati del Ministero dal quale controllare l’effettiva copertura della polizza assicurativa. Quando questo non è possibile le F.d.O. possono richiedere copia del certificato assicurativo: in caso di richiesta di esibire il certificato di assicurazione Rc auto, è possibile rispondere mostrando sia il documento in formato cartaceo o anche quello in formato digitale.

Attenzione, non è solo importante che la posizione assicurativa sia attiva sull’auto ma al conducente della vettura, in alcuni casi, può essere richiesto di esibire il certificato assicurativo valido e può farlo anche con un cellulare mostrando la versione digitale del PDF che l’assicurazione invia all’intestatario della polizza.

Multa fino a 867€ per mancata esibizione certificato assicurativo

MULTA Se a bordo dell’auto non abbiamo questo certificato assicurativo può scattare la sanzione, con la contestazione per violazione dell’articolo 180 CDS c.1 e c.7, ovverto per non aver esibito copia del contratto assicurativo valido (mancanza momentanea di documenti): si è passibili di una multa di 85,50€, sanzione che diventa 42€ in misura ridotta se pagata entro i 60 gg ed ulteriore riduzione del 30% se pagata entro i 5 gg a 29,40.

Il documento va comunque esibito successivamente entro max 30 giorni altrimenti scatta una seconda sanzione ben più pesante per violazione CDS art. 180 c8: 867,00€ per inottemperanza all’invito di presentare documenti o fornire informazioni (diventano 301,70 se pagata entro 5 gg e 431€ entro i 60 gg).

CONSIGLIO Se sei arrivato qui in fondo avrai capito che puoi mostrare la validità della polizza auto anche dal tuo cellulare per non essere multato. Ricorda anche che potresti trovarti in una situazione di cellulare scarico o rete dati non disponibile nella zona del controllo per cui una bella stampata della ricevuta del pagamento e contratto dell’assicurazione che attesta la validità è sempre consigliato: carta canta!

Nessuna multa anche per chi esibisce una stampa non originale del certificato, lo conferma la sentenza del Giudice di Pace

In caso di controlli da parte delle forze dell’ordine chi mostra la polizza Rc auto direttamente dal cellulare, grazie al certificato digitalizzato, non è passibile di alcuna multa.

A stabilirlo sono i dettagli contenuti nella sentenza n. 168/2018, emessa dal Giudice di Pace di Pontremoli, che per primo si è pronunciato considerando un tema così specifico a fronte di un ricorso. Galeotta fu una sanzione comminata dai Carabinieri, che imputarono ad un conducente la violazione dell’art. 180, commi 1 lettera D e 7 lettera 10, del Codice della Strada, in quanto lo stesso fu fermato a bordo della sua auto “sprovvisto del prescritto certificato di assicurazione obbligatoria RCA”.

Per dimostrare d’essere in regola con la sottoscrizione della polizza auto, il conducente si offrì di mostrare la copia digitale del certificato assicurativo direttamente dal proprio smartphone. A nulla valse la proposta, che le forze dell’ordine non considerarono scegliendo di redigere il verbale e sanzionare il malcapitato.

Decidendo di contestare l’ordinanza d’ingiunzione della Prefettura il conducente passo alle vie di fatto appellandosi al Giudice di Pace. Giudice che accolse l’istanza del conducente a fronte della circolare del Ministero dell’Interno – Direzione Centrale per la Polizia Stradale (Prot. n. 300/A/5931/16/106/15) del 1 settembre 2016, che ritiene lecito esibire in caso di controllo da parte delle autorità anche un certificato in formato digitale, oppure una stampa non originale del formato digitale.

Cambiamento climatico: perché brucia l’Artico.

Di solito il paesaggio della Siberia orientale non somiglia all’inferno. In inverno è coperto da un lenzuolo di neve. D’estate le sue foreste sono rigogliose e i suoi terreni acquitrinosi impregnati d’acqua. Quest’anno, tuttavia, la regione sta andando a fuoco, come accade ad ampie zone del circolo polare artico.

Non è mai stato registrato niente di questa portata da quando, nel 2003, sono cominciati i rilevamenti satellitari ad alta risoluzione nell’estremo nord russo. Uno studio del 2013 suggerisce che anche la quantità d’incendi nelle regioni boreali sia anomala rispetto agli ultimi diecimila anni.

I ricercatori definiscono “senza precedenti” gli eventi di quest’anno. I dati di quest’estate sono “folli”, secondo Guillermo Rein, studioso dell’Imperial college di Londra.

Aumento disuguale

Gli incendi sono cominciati a giugno, scatenati da un’estate precoce estremamente calda e secca. È stato il giugno più caldo mai registrato su scala mondiale, secondo l’Amministrazione oceanografica e atmosferica degli Stati Uniti.

L’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale non è equamente ripartito, e l’Artide si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta. Nelle regioni andate a fuoco, le temperature sono state anche tra gli 8 e i 10 gradi più calde rispetto alle medie registrate tra 1981 e 2010. Questo ha seccato il paesaggio, producendo stoppe che hanno portato agli incendi naturali delle foreste, probabilmente scatenati dai fulmini.

È quel che accade sottoterra a spaventare di più ambientalisti e scienziati del clima

Attualmente sono centinaia gli incendi al suolo registrati dai satelliti, e che coprono centinaia di migliaia di ettari nell’Artide e nella regione subartica, dalla Siberia orientale all’Alaska e la Groenlandia.

Il servizio europeo d’osservazione dell’atmosfera Copernico ritiene che gli incendi all’interno del circolo polare artico abbiano prodotto più di cento milioni di tonnellate di biossido di carbonio, equivalente all’incirca a quello prodotto dal Belgio in un anno. Sono numeri impressionanti. Ma la vegetazione bruciata può ricrescere in un decennio, e nel farlo riassorbire buona parte del biossido di carbonio rilasciato.

Un circolo vizioso

È quel che accade sottoterra a spaventare di più ambientalisti e scienziati del clima. Molti degli incendi siberiani e dell’Alaska stanno bruciando terreni di torba ricchi di carbone, che normalmente dovrebbero essere impregnati d’acqua. Gli incendi di torba producono molto più biossido di carbonio e metano perché causano la combustione del carbone che è rimasto imprigionato nel terreno per centinaia o migliaia di anni. Quando il terreno brucia, scompaiono importanti assorbitori di carbonio, che non può essere sostituito in un lasso di tempo utile.

Questo tuttavia mette in moto cicli di retroazione che non vengono presi in considerazione nelle proiezioni climatiche del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici. I ricercatori del clima citano la possibilità che il riscaldamento globale causi il disgelo del permafrost artico, rilasciando così grandi quantità di gas serra immagazzinate. Ma se gli incendi nella regioni diventeranno più comuni, la cosa potrebbe avere anche conseguenze più gravi. Le emissioni provenienti dagli incendi di quest’anno rendono più probabile che si ripresentino condizioni propizie a nuovi incendi di torba nelle prossime estati, il che produrrà ulteriori emissioni, creando un circolo vizioso.

Con queste condizioni, “sono convinto che in realtà saranno gli incendi incontrollati a rilasciare molto più velocemente quantità di carbonio sempre più ampie”, e non lo scioglimento del permafrost, sostiene Rein. Gli incendi producono inoltre una sottile fuliggine nera nota come carbonio nero che, se trasportata nell’oceano Artico da venti favorevoli, ne anneriranno la superficie, facilitando così l’assorbimento di luce solare e ghiaccio fuso da parte di quest’ultima. Questo diminuisce la riflettività di tutta la regione (l’acqua blu assorbe più energia solare rispetto al ghiaccio bianco) e rende ancora più preoccupante la situazione dell’Artide.

Ci vorranno mesi per capire il reale impatto degli incendi nell’Artide. I dati satellitari usati per misurare le emissioni dei fuochi non possono misurare gli incendi che ardono sottoterra, e che potrebbero raddoppiare o triplicare la portata totale degli incendi, secondo Rein.

Aumentare gli sforzi

Lo smog provocato dagli incendi sta ricoprendo di monossido di carbonio e di altre sostanze inquinanti buona parte della Siberia, dal Kazakistan al mare di Bering. Il 31 luglio, dopo che una petizione volta a dichiarare lo stato di emergenza ha raccolto ottocentomila firme, il presidente Vladimir Putin ha ordinato all’esercito di contribuire ai tentativi di domare le fiamme. Probabilmente è troppo tardi. Combattere incendi che hanno raggiunto proporzioni così colossali in regioni remote e dotate di poche strade è difficile, o addirittura impossibile.

Il compito è ancora più difficile per i grandi incendi nelle foreste di torba, che nell’Asia sudorientale sono causati da cambiamenti locali come il drenaggio delle aree umide e la deforestazione usate per liberare terreni da destinare all’agricoltura.

“Quel che spaventa, negli incendi dell’Artide, è che sono provocati dalla crisi climatica, e in questo senso c’è poco che si possa fare per evitarli”, dice Thomas Smith, che studia gli incendi boschivi alla London school of economics. “Non si può alzare la falda freatica per un’area delle dimensioni dell’Alaska del nord o della Siberia”. Sono pochi gli incendi spontanei di torba di queste dimensioni a essere stati effettivamente domati, e ciò è accaduto solo riversando miliardi di litri d’acqua sul terreno.

L’unico modo di ostacolare questi incendi è ridurre il ritmo del riscaldamento globale, aumentando gli sforzi per tagliare le emissioni di gas serra.

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.