Il Jazz nell’Agenzia Overform Assicura UnipolSai di Genova.

Il Black Friday già inusuale per un’agenzia di assicurazioni termina in una splendida festa ancor più originale a base di jazz suonato in combinata con la fisarmonica di Fabio Giorgy, il Basso di Enrico Zilli e la batteria di Uriel Kuhnreich ovviamente solo nell’originale Overform Assicura capitanata dalla consolidata coppia nel business e nella vita Saverio Zavaglia e Erika Roccatagliata.

Abbiamo chiesto all’Amministratore di Overform Assicura come si è’ articolata la settimana di sconti assicurativi:

“La prima volta che ho sentito parlare di Black Friday nel settore assicurativo era il 2018 e sinceramente non ho reagito bene, il primo pensiero è’ stato quello di un’azione che suonava di poca professionalità.

Poi dopo un’attenta analisi e riflessione abbiamo deciso di tentare l’esperienza Black Friday e di dare l’opportunità a tutti quelli che avevano la necessità di effettuare un acquisto dedicato alla protezione del patrimonio come la polizza Casa o della persona come la polizza mancato reddito più comunemente detta Infortuni di beneficiare di uno sconto del 30%.

La risposta è’ stata interessante, e divertente anche per noi che abbiamo trascorso la settimana a promuovere questa iniziativa.

La nostra Agenzia mira costantemente a migliorare i proprio standard di qualità e di experience per i nostri clienti.

Tutto questo grazie all’impegno di tutto lo staff e grazie alla tecnologia che ci offre UnipolSai per strutturare polizze precise e tagliate su misura del cliente attraverso la consulenza.

Attenzione e orientamento al cliente sono i nostri driver e desideriamo far vivere al cliente la nostra sede come luogo di divertimento e conoscenza.

Questo è’ stato solo un assaggio, il 2020 infatti lo dedicheremo ad approfondire la materia assicurativa invitando i nostri clienti ad eventi formativo ludici che terremo mensilmente nella nostra sede di Corso Europa. “

All’evento hanno partecipato circa 70 persone tanti clienti e amici . Presente anche il Presidente del Municipio Levante Dott. Francesco Carleo, il comandante della Stazione Carabinieri di GENOVA Nervi con le rispettive signore e la consolidata è simpaticissima coppia Mariangela Guido e Andrea Zafferani.

Il servizio catering è’ stato fatto da Cooper Pane & Pasticcini di Albaro e le fotografie dal famoso Fotografo della movida Genovese Maurizio Piperissa.

Cambiamento climatico: perché brucia l’Artico.

Di solito il paesaggio della Siberia orientale non somiglia all’inferno. In inverno è coperto da un lenzuolo di neve. D’estate le sue foreste sono rigogliose e i suoi terreni acquitrinosi impregnati d’acqua. Quest’anno, tuttavia, la regione sta andando a fuoco, come accade ad ampie zone del circolo polare artico.

Non è mai stato registrato niente di questa portata da quando, nel 2003, sono cominciati i rilevamenti satellitari ad alta risoluzione nell’estremo nord russo. Uno studio del 2013 suggerisce che anche la quantità d’incendi nelle regioni boreali sia anomala rispetto agli ultimi diecimila anni.

I ricercatori definiscono “senza precedenti” gli eventi di quest’anno. I dati di quest’estate sono “folli”, secondo Guillermo Rein, studioso dell’Imperial college di Londra.

Aumento disuguale

Gli incendi sono cominciati a giugno, scatenati da un’estate precoce estremamente calda e secca. È stato il giugno più caldo mai registrato su scala mondiale, secondo l’Amministrazione oceanografica e atmosferica degli Stati Uniti.

L’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale non è equamente ripartito, e l’Artide si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta. Nelle regioni andate a fuoco, le temperature sono state anche tra gli 8 e i 10 gradi più calde rispetto alle medie registrate tra 1981 e 2010. Questo ha seccato il paesaggio, producendo stoppe che hanno portato agli incendi naturali delle foreste, probabilmente scatenati dai fulmini.

È quel che accade sottoterra a spaventare di più ambientalisti e scienziati del clima

Attualmente sono centinaia gli incendi al suolo registrati dai satelliti, e che coprono centinaia di migliaia di ettari nell’Artide e nella regione subartica, dalla Siberia orientale all’Alaska e la Groenlandia.

Il servizio europeo d’osservazione dell’atmosfera Copernico ritiene che gli incendi all’interno del circolo polare artico abbiano prodotto più di cento milioni di tonnellate di biossido di carbonio, equivalente all’incirca a quello prodotto dal Belgio in un anno. Sono numeri impressionanti. Ma la vegetazione bruciata può ricrescere in un decennio, e nel farlo riassorbire buona parte del biossido di carbonio rilasciato.

Un circolo vizioso

È quel che accade sottoterra a spaventare di più ambientalisti e scienziati del clima. Molti degli incendi siberiani e dell’Alaska stanno bruciando terreni di torba ricchi di carbone, che normalmente dovrebbero essere impregnati d’acqua. Gli incendi di torba producono molto più biossido di carbonio e metano perché causano la combustione del carbone che è rimasto imprigionato nel terreno per centinaia o migliaia di anni. Quando il terreno brucia, scompaiono importanti assorbitori di carbonio, che non può essere sostituito in un lasso di tempo utile.

Questo tuttavia mette in moto cicli di retroazione che non vengono presi in considerazione nelle proiezioni climatiche del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici. I ricercatori del clima citano la possibilità che il riscaldamento globale causi il disgelo del permafrost artico, rilasciando così grandi quantità di gas serra immagazzinate. Ma se gli incendi nella regioni diventeranno più comuni, la cosa potrebbe avere anche conseguenze più gravi. Le emissioni provenienti dagli incendi di quest’anno rendono più probabile che si ripresentino condizioni propizie a nuovi incendi di torba nelle prossime estati, il che produrrà ulteriori emissioni, creando un circolo vizioso.

Con queste condizioni, “sono convinto che in realtà saranno gli incendi incontrollati a rilasciare molto più velocemente quantità di carbonio sempre più ampie”, e non lo scioglimento del permafrost, sostiene Rein. Gli incendi producono inoltre una sottile fuliggine nera nota come carbonio nero che, se trasportata nell’oceano Artico da venti favorevoli, ne anneriranno la superficie, facilitando così l’assorbimento di luce solare e ghiaccio fuso da parte di quest’ultima. Questo diminuisce la riflettività di tutta la regione (l’acqua blu assorbe più energia solare rispetto al ghiaccio bianco) e rende ancora più preoccupante la situazione dell’Artide.

Ci vorranno mesi per capire il reale impatto degli incendi nell’Artide. I dati satellitari usati per misurare le emissioni dei fuochi non possono misurare gli incendi che ardono sottoterra, e che potrebbero raddoppiare o triplicare la portata totale degli incendi, secondo Rein.

Aumentare gli sforzi

Lo smog provocato dagli incendi sta ricoprendo di monossido di carbonio e di altre sostanze inquinanti buona parte della Siberia, dal Kazakistan al mare di Bering. Il 31 luglio, dopo che una petizione volta a dichiarare lo stato di emergenza ha raccolto ottocentomila firme, il presidente Vladimir Putin ha ordinato all’esercito di contribuire ai tentativi di domare le fiamme. Probabilmente è troppo tardi. Combattere incendi che hanno raggiunto proporzioni così colossali in regioni remote e dotate di poche strade è difficile, o addirittura impossibile.

Il compito è ancora più difficile per i grandi incendi nelle foreste di torba, che nell’Asia sudorientale sono causati da cambiamenti locali come il drenaggio delle aree umide e la deforestazione usate per liberare terreni da destinare all’agricoltura.

“Quel che spaventa, negli incendi dell’Artide, è che sono provocati dalla crisi climatica, e in questo senso c’è poco che si possa fare per evitarli”, dice Thomas Smith, che studia gli incendi boschivi alla London school of economics. “Non si può alzare la falda freatica per un’area delle dimensioni dell’Alaska del nord o della Siberia”. Sono pochi gli incendi spontanei di torba di queste dimensioni a essere stati effettivamente domati, e ciò è accaduto solo riversando miliardi di litri d’acqua sul terreno.

L’unico modo di ostacolare questi incendi è ridurre il ritmo del riscaldamento globale, aumentando gli sforzi per tagliare le emissioni di gas serra.

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

L’assicuratore psicologo nel mondo della moda

Come nell’odierna refezione la ricerca ossessiva e frenetica del “fast” produce immancabilmente “junk food”, cibo spazzatura, allo stesso modo la trasformazione del prodotto assicurativo in una sorta di usa-e-getta è all’origine del crescente diffondersi di quanto potremmo definire “junk insurance policies”.

D’altro canto questa è una tendenza generalizzata del processo di mercificazione, insito nella fase di consolidamento del mercato di massa, caratteristico di buona parte del Novecento. Una fase da tempo in via di esaurimento, a fronte dell’emergere di crescenti domande orientate a qualità e personalizzazione; intese quali ragioni prioritarie della propensione all’acquisto a fronte di qualsivoglia offerta. O meglio, la creazione di un secondo mercato, a fianco di quello “fast-junk” dominato dal criterio esclusivo dell’abbattimento dei costi, in cui la domanda si raffina e il prodotto viene valorizzato/impreziosito da una corolla di servizi avanzati. Appunto, la fascia di mercato in cui l’integrazione sinergica prodotto di base – servizi ad hoc, facendo evolvere la “customer satisfaction” in “client loyalty”, determina l’incontro fidelizzato tra una certa offerta qualificata e una certa domanda esigente. Ed è qui che avviene la rivalutazione anche della professione assicurativa; sempre se questa si attrezza a cogliere l’opportunità.

La qualcosa significa predisporre le condizioni per cui il cliente venga indotto a riconoscere nel proprio interlocutore qualcosa di più del semplice venditore di polizze; bensì un vero e proprio consulente.

Potremmo definirlo il proprio “personal risk manager” di fiducia.

Sicché l’assicuratore a misura del Terzo Millennio, oltre che una perfetta conoscenza del proprio settore (sul quale è chiamato a orientare il cliente), deve mettere in campo spiccate attitudini psicologiche. Visto che – come si è già detto altre volte – la definizione del rischio parte sempre da una rappresentazione ansiogena: un fatto percepito e interiorizzato in quanto minaccia. E il nostro risk manager assicurativo, consapevole che il prodotto di qualità è tale se determina al tempo stesso sicurezza (oggettiva) e rassicuramento (soggettivo), deve essere in grado di creare una relazione a base comunicativa in duplice declinazione: “maieutica” (ossia il metodo socratico con cui si aiuta l’interlocutore a mettere ordine nella congerie delle proprie sensazioni) e “razionalizzante” (ossia l’opera scientifica in senso lato, volta a mettere in fila le questioni sull’asse causa/effetti).

Dunque, un’azione sottile e penetrante, attraverso la quale consolidare la fiducia di chi sta prospettando le proprie ansie; che – se coronata da successo – consentirà all’assicuratore psicologo di evolvere da terapeuta (in senso lato) a partner (operativo) del proprio cliente.

D’altro canto, tale evoluzione del rapporto professionale verso una sorta di tacita partnership va ben oltre il caso in questione. Infatti, l’epoca post-fordista, in cui la catena di montaggio di prodotti standard viene sostituita dalle isole in cui si assemblano articoli taylor made, su misura, ridisegna radicalmente e a tutti i livelli i modelli di rapporto tra cliente e fornitori. Nella direzione di cui si è parlato riguardo al caso specifico dell’assicuratore psicologo.

Saverio Zavaglia

L’unica Polizza con Auto inclusa-Noleggio a Lungo Termine

Vuoi guidare un’auto nuova senza acquistarla? Ora pensa che farlo è più semplice che immaginarlo. Con Overform Assicura Agenzia UnipolSai e Car Server hai l’esclusivo servizio di noleggio a lungo termine con tutto incluso: auto nuova, bollo, manutenzione, cambio gomme, soccorso stradale, assistenza h24, assicurazione (FRANCHIGIE ZERO). E mantieni la tua classe bonus/malus. Tutto in comode rate mensili anche senza anticipo.

Il Noleggio a Lungo Termine Innovativo è la prima e unica assicurazione con l’auto inclusa.

Per arricchire ulteriormente la gamma di proposte da offrire ai nostri Clienti, è nato il nuovo progetto N.L.T.I., seguendo l’ inversione di tendenza culturale che porta dal “possesso” all’”utilizzo” di beni materiali.

UnipolSai è l’unica Compagnia a proporre la possibilità di noleggio di auto a privati attraverso la propria rete agenziale, grazie al partner Car Server, tra i leader nel mercato italiano, e a garantire tutti i vantaggi di una polizza Auto individuale tradizionale.

Principali vantaggi:

Prima tra tutte le novità a beneficio del Cliente, la possibilità di mantenere la propria storia assicurativa, e quindi la propria classe di merito, anche assicurando un veicolo a Noleggio.

Grazie ad una polizza KM&Servizi molto ricca di garanzie e con una scontistica dedicata importante, l’offerta è ancora più unica.

Questa la nostra proposta assicurativa:

• RCA (franchigia ZERO)

• RCA Extra (franchigia ZERO)

• Incendio (franchigia ZERO)

• Furto (franchigia ZERO)

• Eventi sociopolitici e naturali (franchigia ZERO)

• Kasko (franchigia €500)

• Cristalli (franchigia ZERO)

• CVT Extra (franchigia ZERO)

• Tutela Legale (franchigia ZERO)

• Assistenza

• Unibox e Spese di recupero Unibox

E con la riparazione diretta, in caso di sinistro, per il Cliente non esisteranno  scoperti e franchigie, ad esclusione della garanzia  Kasko per la quale è stata introdotta una franchigia fissa di 500€.

Inoltre il Cliente potrà godere dei servizi  e dei vantaggi garantiti dai dispositivi Unibox e approfittare del finanziamento di Finitalia  a tasso zero per il pagamento del premio di polizza in comode rate mensili.

La nostra ricca offerta assicurativa è abbinata a contratti di noleggio, della durata dai 24, 36, 48 o 60 mesi, prestati grazie al partner Car Server, che offrono:

• Ampia scelta di veicoli in pronta consegna o  personalizzabili

• Ritiro e permuta dell’usato

• Anticipo da 0 a 30% del valore del veicolo selezionato

• Nessun onere amministrativo

• Manutenzione ordinaria e straordinaria sempre incluso

• Cambio gomme incluso

• Gomme termiche incluse

• Conguaglio kilometraggio annuo

Proporre polizze realmente utili è un obbligo dell’assicuratore

 

Il dovere primario dell’assicuratore e dei suoi intermediari o promotori è quello di informare in modo chiaro ed esaustivo ogni loro cliente e di proporre polizze assicurative realmente utili per le sue esigenze. Questi obblighi scaturiscono dal Codice Civile (articoli 1175, 1337 e 1375), che è una legge generale che prevale sui regolamenti dell’autorità di vigilanza e la cui violazione costituisce una condotta negligente (articolo 1176, comma 2) e quindi sanzionabile.

Questo è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione il 24 aprile 2015, a seguito della richiesta di risarcimento danni da parte di due assicurati che, alla scadenza di una polizza vita, hanno scoperto che il capitale maturato sarebbe stato nettamente inferiore ai premi versati.

La sentenza della Cassazione condanna la Compagnia a risarcire il danno causato dalla mancata informazione sui costi di polizza e sulla possibilità che il capitale maturato potesse essere inferiore a quello versato.

L’appello di secondo grado era stato vinto dalla Compagnia perché, secondo il giudice, l’esistenza dei costi era desumibile dalla nota informativa allegata al contratto e gli assicurati avevano periodicamente ricevuto gli estratti conto, dai quali potevano desumere l’andamento della polizza.

Chi si occupa di assicurazioni però sa bene che il cliente decide quasi sempre sulla base delle informazioni ricevute dall’assicuratore di fiducia e quasi mai va a leggere le condizioni di polizza, spesso difficili da comprendere per chi ha una scarsa conoscenza dei prodotti assicurativi.

Personalmente mi amareggia molto che ci sia voluta una sentenza della Corte di Cassazione per stabilire che l’assicuratore ha l’obbligo di informare in modo chiaro ed esaustivo ogni suo cliente e di proporre polizze assicurative realmente utili per le sue esigenze.

Mi amareggia perché un assicuratore è prima di tutto un consulente e compito di ogni buon consulente è comprendere le reali esigenze del proprio cliente e proporre soluzioni realmente utili a soddisfare quelle esigenze. Soluzioni che inevitabilmente comporteranno vantaggi ma anche svantaggi, che dovranno essere illustrati in modo chiaro ed esaustivo, affinché il cliente possa compiere una scelta consapevole e possa verificarne la validità nel tempo.

Se, nonostante le disposizioni del codice civile e i regolamenti dell’autorità di vigilanza, è stato necessario l’intervento della Corte di Cassazione per stabilire il dovere primario di un assicuratore, allora forse un esame di coscienza collettivo noi assicuratori lo dobbiamo fare un po’ tutti.

Parliamo spesso di fidelizzare il cliente e di quanto sia meno oneroso investire sulla fidelizzazione anziché sulla ricerca di nuovi clienti. Ma come possiamo pensare di fidelizzare la clientela se non abbiamo come primo obiettivo quello di trovare soluzioni realmente utili alle loro necessità? Se non sappiamo dare soluzioni ai loro problemi, se non sappiamo creare valore per le loro famiglie e per le loro aziende, se non diventiamo prima di tutto loro alleati?

È vero che alcune informazioni possono far desistere il cliente dallo stipulare una polizza, ma con quale diritto le omettiamo, sapendo che la scelta del cliente potrebbe essere diversa se le conoscesse?

Personalmente ho scelto di essere un alleato dei miei clienti e di metterli sempre nella condizione di avere tutte le informazioni necessarie per una corretta valutazione delle varie soluzioni proposte, affinché possano fare ogni volta una scelta consapevole.

articolo di Luisa Rosini

Tariffe RCA in aumento

Le tariffe cambiano sensibilmente anche a Milano, Roma, Torino, Bari, Firenze, Genova

Stesso assicurato, stessa automobile, stesso attestato di rischio, stessa città di residenza, ma tariffa RC notevolmente diversa; come mai? La ragione, spesso, si traduce in 3 lettere: Cap. in alcune grandi città italiane vivere in un quartiere piuttosto che in un altro può far aumentare anche del 36,4% l’importo del miglior premio disponibile. *

Simulando la richiesta di assicurazione di un profilo tipo (uomo, 42 anni, impiegato, coniugato, prima classe di merito da meno di un anno, che guida una station wagon 1.4, unica vettura del nucleo familiare), il sito ha evidenziato come risiedere in una zona o nell’altra della città, a volte anche solo da un lato o dall’altro della stessa strada, possa incidere sensibilmente su quanto si paga di assicurazione; se a Firenze la differenza di prezzo massima è tutto sommato contenuta (+2,15% fra chi risiede nell’area a migliore e quella a peggiore tariffazione), nelle altre città campione le diversità incidono sensibilmente sul premio.

Restano sotto la soglia psicologica della doppia cifra, magra consolazione, solo Genova (+8,25%) e, per meno di un soffio, Milano (+9,99%); la superano invece Roma (+10,73%), Torino (+11,90%), Bari (+18,60%) e, soprattutto, Napoli dove la migliore offerta disponibile per i Cap 80127, 80128 e 80129 è inferiore del 36,4% rispetto a quella disponibile per il Cap 80139.

È sempre così? No; alcune assicurazioni scelgono di mantenere in tutto il territorio urbano la medesima tariffa, è spesso maggiore rispetto alle migliori offerte di altre compagnie. Fanno eccezione, tra i capoluoghi presi in esame dal comparatore, Bologna, Venezia, Cagliari e Palermo dove, nonostante la differenza di Cap, la migliore offerta disponibile per gli automobilisti è identica.

Colpa Medica

La Cassazione, con sentenza n. 9806/2018, ha escluso la colpa del chirurgo per avere lasciato una cicatrice, a seguito dell ‘ intervento di rimozione di un tatuaggio, laddove sia dimostrato che il medico aveva avvisato il paziente sia in relazine alle modalità dell’intervento che in ordine agli esiti cicatriziali da esso derivanti. Nel caso in oggetto il paziente insoddisfatto dell’esito dell’intervento lamentava che il chirurgo non aveva informato circa gli effetti dello stesso.

In primo piano il medico veniva condannato al risarcimento non essendo stato provato che egli avesse adeguatamente informato il paziente. Poiché anche in secondo grado le sue istanze venivano rigettate, il medico decideva di ricorrere a Cassazione lamentando che la Corte d’Appello non avesse tenuto conto delle dichiarazioni confessorie del paziente durante l’interrogatorio formale e delle risultanze testimoniali documentali dalle quali emergevano scambi di informazioni medico-paziente sulle tecniche utilizzabili.

Secondo la Suprema Corte, dunque, il paziente in udienza aveva riconosciuto di essere stato edotto circa i rischi dell’intervento ricevendo spegazioni tecniche sui diversi tipi per valutare quello preferibile. La pronuncia di secondo grado ha effettivamente omesso di considerare il riferimento agli esiti cicatriziali , pertanto il ricorso del chirurgo va accolto.

Avv. Gian Carlo Soave.

L’assicurazione Hi-tech

Si chiede il giovane assicuratore: «che tipo di cliente dovremo attenderci? Qualcuno immerso in processi di trasformazione che lo circondano, con consumi ibridi di cui occorrerà tener conto. Avremo la necessità di mescolare approcci on line e offline, offrendo una strategia multicanale propria di un servizio misto. Sarà utilizzatore competente di internet, controllando di persona se il servizio che gli stiamo proponendo è competitivo oppure no. Solitamente non lo sarà, perché potrà trovare in rete chi gli offre di meno, a volte anche molto di meno. Molto probabilmente navigherà con smartphone o tablet, piuttosto che con un pc (ormai metà degli italiani ne possiede uno) e il tempo dedicato sarà sempre maggiore. Nuove modalità di lavoro e di svago (telelavoro, e-commerce, acquisti on line) porteranno a cambiamenti nell’orizzonte assicurativo: il concetto – tanto per fare un esempio – di “luogo di lavoro” da assicurare esisterà sempre meno. Si parla di consumatore “ibrido”, che unisce quotidianamente “reale e virtuale” non solo per lo svago».

Ne consegue che l’assicuratore al passo coi tempi può cavalcare le opportunità solo accogliendo in anticipo gli sviluppi tecnologici. In altre parole, inutile tentare di avere un rapporto fiduciario con il proprio cliente se non si è disponibili a rispondere in tempo reale su whatsapp, o sul profilo Fb per segnalare le novità; adeguandosi alle opportunità in maturazione, mostrandosi aggiornato nelle proposte. Ossia, entrando con la massima consapevolezza nel cuore del proprio tempo, l’Età del cosiddetto “informazionalismo”: l’informazione come materia prima del nuovo modo di produrre, reso possibile  dall’attuale evoluzione dell’ICT (Information, Communication Technology), in cui convergono le acquisizioni della microelettronica, dell’elaborazione dati, delle telecomunicazioni/trasmissioni, nonché dell’opto elettronica. Ossia la capacità di governare (elaborare) l’immensa quantità di dati messi a disposizione dalle trasformazioni epocali. Sintetizzate nell’espressione onnicomprensiva di “Big Data”.

Alec Ross, consigliere per l’innovazione del governo Obama, ha recentemente riassunto tali dinamiche osservando che «con il succedersi delle invenzioni di telegrafo, telefono, radio, televisione e computer, durante il XX secolo la quantità dei dati del mondo è cresciuta tumultuosamente. Nel 1996 la loro massa era tale che, con l’elaborazione informatica ormai sufficientemente a buon mercato, la memorizzazione digitale era diventata per la prima volta più conveniente dell’impiego di supporti cartacei. Ancora nel 2000, solo il 25 per cento dei dati era conservato in formato digitale. Meno di un decennio dopo, nel 2007, la percentuale era balzata al 97 per cento. E da allora ha continuato a crescere» (Il nostro futuro, Feltrinelli, Milano 2016 pag. 192). Con una precisazione: anche in questo caso l’impatto sulla vita materiale si preannuncia pervasivo. Eliminando barriere e creando canali, ma anche favorendo confronti e smascherando inadeguatezze.

Perché, tornando da dove siamo partiti, anche nel settore assicurativo ci sono i buoni e i cattivi, i competenti affidabili e i venditori di fumo. E il mondo Big Data lo metterà sempre più in evidenza.

Saverio Zavaglia

Ceo Overform Assicura

 

Responsabilità civile, spia del ritardo nazionale

Una recente ricerca ha evidenziato come in Italia la polizza RCA (“responsabilità civile autoveicoli”, che nel nostro ordinamento giuridico attiene alla responsabilità giuridica per i rischi derivanti dagli eventuali danni cagionati a persone o cose, a causa della circolazione di autoveicoli su strada, e per i quali è obbligatorio garantirsi presso una compagnia di assicurazioni autorizzata) abbia un costo superiore del 45% rispetto alle medie europee (491 € contro 278).

Analizzando le ragioni di tale divario, emerge tutta una serie di patologie nazionali che dimostrano quanto l’osservatorio assicurativo sia prezioso per evidenziare (e – auspicabilmente – sciogliere) i nodi della modernizzazione tardiva che tuttora affligge l’intero sistema-Paese.

Infatti l’analisi in questione ci dice che tali maggiori costi, i quali tra l’altro scoraggiano l’accesso generalizzato alla prevenzione, dipendono per il 60% da addebiti inerenti alla gestione del sinistro, per il 24% da aggravi fiscali e – infine – per il restante 16% riguardano voci diverse, quali distribuzione, marketing e spese amministrative).

Per la prima posta si segnala l’incidenza dei contenziosi, a conferma di una sorta di arcaicità culturale che evita il ricorso alle pratiche conciliatorie extragiudiziarie, preferendo l’andata in giudizio; con ben il 45% degli incidenti che diventano cause in tribunale, contro un meno 15% del trend continentale.

La seconda voce segnala gli effetti di “inefficientamento” sull’intero comparto economico derivante dal peso cronicizzato del debito pubblico (il cosiddetto “rosso dello Stato”), che da tempo in Italia ha superato il 130% del prodotto interno lordo (PIL). Il tutto ulteriormente aggravato dal fatto che – secondo il Patto di stabilità, l’accordo-base dell’Unione monetaria europea – il rapporto tra debito e PIL non deve superare il 60%. Principio finalizzato a garantire che le risorse prodotte, sotto forma di entrate fiscali, dall’economia reale – il prodotto interno lordo – siano sufficienti a finanziare la spesa pubblica e a coprire il debito dello Stato nei confronti dei possessori di titoli pubblici. D’altro canto, in Italia questo tetto è saltato da tempo e lo spread sta andando fuori controllo (appunto, quota 130%). Un parametro che ci porta pericolosamente vicini al default. In altre parole, una situazione che, in attesa di risanamento, impone la pressione di sempre nuove tasse.

Se la prima causa riguardava una certa tendenza alla litigiosità insita nella mentalità nazionale e la seconda chiama in causa l’irresponsabilità della nostra politica economica, la terza ragione conferma vocazioni autodistruttive dello spirito italiano sotto un altro profilo: l’imprevidenza; ossia la scarsissima propensione a prevedere e a premurarsi in materia di rischi statisticamente rilevanti. Infatti quel più 16% di costi aggiuntivi deriva in larga misura dal mancato sviluppo del prodotto Kasko, che negli altri Paesi europei riduce il peso di queste voci sul prodotto RCA.

In conclusione (e con un po’ di amarezza), la conferma dell’assunto di questa rubrica: l’educazione assicurativa come scuola di incivilimento.

Saverio Zavaglia

Ceo Overform Assicura