Cambiamenti climatici e criticità assicurative

Al tempo in cui era sindaco di Genova Marta Vincenzi, la città venne insignita del premio “smart” da parte dell’Unione europea per le realizzazioni – si disse – in materia di prevenzione delle calamità naturali.

Purtroppo, poco tempo dopo tale riconoscimento, prevedibili piogge autunnali determinarono lo straripamento non monitorato del torrente Ferregiano, affluente del Bisagno, con relativa alluvione assassina che sommerse buona parte del centro urbano. Tra l’altro, in una sorta di macabra ironia, rammentando il prestigioso certificato proveniente da Bruxelles.

Oggi le vittime delle ormai ricorrenti alluvioni genovesi restano ancora in attesa dei risarcimenti pubblici per i danni subiti. Situazione che evidenzia i ritardi italiani riguardo alla copertura assicurativa di tali danni, più che abituali: la metà delle medie europee.

In base a una ricerca ANIA 2015, i premi danni non auto contribuiscono al PIL italiano solo per lo 0,9%, contro circa l’8% dell’Olanda, il 2% della Spagna, il 2,5% della Germania e il 2,1% del Regno Unito. Un ritardo che ci pone in una posizione migliore solo rispetto a Portogallo (72 euro medi) e Grecia (42 euro annui), esponendoci al rischio che l’ennesima calamità ci trovi impreparati ad affrontare il peso (anzitutto finanziario) dei suoi effetti. Del resto, la minaccia è tutt’altro che teorica: ben il 65% delle abitazioni in Italia è a rischio catastrofi naturali, quando solo il 45% risulta coperto da una polizza.

Perciò si discute da tempo di un modello di copertura misto pubblico-privato per far fronte alle catastrofi naturali; anche se è improbabile che attualmente si possa introdurre l’obbligatorietà della polizza, come avviene in altri Paesi. Semmai è ipotizzabile la predisposizione di incentivi fiscali alla sottoscrizione (cioè la detraibilità della polizza); come già ipotizzato dal ministro per le Infrastrutture Graziano Del Rio. Quanto già avviene ad esempio in Canada e Nuova Zelanda; mentre in Belgio, Francia, Gran Bretagna e Danimarca la protezione è facoltativa, ma diventa obbligatoria qualora venga sottoscritta una polizza contro gli incendi.

L’ostacolo sulla strada per raggiungere una maggiore razionalità assicurativa nazionale potrebbe essere il costo attuale di una tale polizza a copertura di eventi catastrofici, oscillante in un range tra i 79 e i 91 euro annui.

L’uscita dall’impasse può esserci indicata proprio dal “caso neozelandese”, in cui vige la copertura assicurativa obbligatoria: la polizza viene venduta da compagnie private che trasferiscono premi e sinistri a un’organizzazione centralizzata statale (Earth Quake Commission). Il premio è sostanzialmente flat per tutto il territorio, con le tariffe più basse al mondo: 15 cent. ogni 100$ di copertura.

Altro esempio “virtuoso” è quello giapponese, in cui i rischi catastrofali sono ripartiti tra governo, un fondo di coassicurazione (Japan Earthquake Reinsurance) e le compagnie private. Con una percentuale di penetrazione sul 40%- Tra l’altro, in un territorio dove la percentuale di edifici costruiti con moderni criteri antisismici è ben più elevata rispetto all’Italia.

Saverio Zavaglia

CEO Overform Assicura