La domanda assicurativa cambia: il caso Millenials
Le percezioni del rischio (statistico) e delle minacce incombenti (psicologiche) sono strettamente dipendenti dalla mentalità delle persone e dal modo con cui esse si rappresentano il mondo che le circonda.
Dunque, un fenomeno storico; costantemente influenzato dal cambiamento di sguardo collettivo al variare dell’epoca. E tutto ciò ha moltissimo da spartire con la professione assicurativa, in cui il professionista è chiamato – in qualche misura – ad assumere anche i tratti del sociologo. Proprio perché opera in uno dei crinali della convivenza più battuti dai venti della sensibilità collettiva.
Soprattutto in presenza di traumi che modificano gli orientamenti prevalenti.
Prendiamo ad esempio quel tragico 11 settembre 2001, quando i terroristi dirottarono due aerei contro le Torri Gemelle di New York: una catastrofe umana che determinò il cambio radicale nella percezione del rischio/minaccia, di cui si diceva, a livello planetario; in particolare a Occidente.
Un importante intellettuale recentemente scomparso – Zygmunt Bauman – riassunse il cambio di percepito in una gradazione espressiva propria della lingua inglese, di cui l’italiano è privo: il passaggio da “security” (sicurezza esistenziale, in quanto collocazione nella società) a “safety” (sicurezza personale, come incolumità); a fronte di un’accelerazione sul fronte dell’incertezza: «La sicurezza per la quale siamo in apprensione […] non è la sicurezza del nostro posto nella società dell’orgoglio dell’abilità tecnica, del rispetto di sé, […] ma la sicurezza nei confronti di coloro che violano la nostra proprietà e degli estranei sulla porta di casa, da vagabondi e mendicanti, maniaci sessuali dentro e fuori casa, avvelenatori di pozzi e dirottatori di aerei» (L’Europa è un’avventura, Laterza, Roma/Bari 2006 pag. 83).
Se – dunque – la domanda assicurativa varia con lo spirito del tempo, altrettanto carica di effetti e influenza è la variazione nelle platee generazionali. Dato evidente analizzando i modelli di rappresentazione dei giovani che avevano attraversato la terribile esperienza dei conflitti mondiali, portatori di bisogni materialissimi (la fame, un tetto, la sopravvivenza), rispetto ai loro figli – “baby boomers” – a cui la pace del dopoguerra induceva attese immateriali, di qualità della vita.
Oggi occupano la scena i cosiddetti Millennials, le coorti nate a cavallo del nuovo secolo/millennio, portatori di giudizi di valore dai quali le risposte assicurative non possono prescindere. Che impegnano l’assicuratore a intense opere di ricognizione e a elaborazioni originali.
Infatti ci troviamo innanzi a quelle che il sociologo di Berkeley Manuel Castells definisce “le tribù del pollice”, praticanti bulimiche delle tecnologie di comunicazione mobile: «il modo in cui i giovani si appropriano della tecnologia della telefonia mobile contribuisce alla creazione della loro cultura» (Mobile communication e trasformazione sociale, Guerini, Milano 2008 pag. 174).
Non a caso vanno diffondendosi polizze che assicurano da furti e altre disavventure l’odierno simbolo della “generazione digitale”: l’I-Phone.
Saverio Zavaglia
Ceo Overform Assicura